Oggi leggo questa notizia:
Corteo antifascista, aggredito un 20enne con problemi psichici: portava in corteo una bandiera tricolore
L'episodio in piazza della Vittoria: colpito al volto e alla testa perché scambiato per un militante di estrema destra. Indaga la Digos.
Prima di partire, chiariamo subito un paio di cose che comunque dovrebbero essere scontate se avete letto altre mie entrate sul blog:
- Io mi considero antifascista. Non credo affatto che l'antifascismo sia antiquato o inutile. Anzi, ora serve più che mai perché il fascismo cresce e cerca di nutrirsi di un paese (un mondo) che sta male e che tende ad odiare facilmente.
- Io odio i gruppi. Come concetto. Odio le dinamiche che escono fuori quando un gruppo di persone si incontra, si fomenta a vicenda, giustifica le proprie azioni col numero, si lascia andare al peggio della propria natura e ignora un senso morale che, come individui, è quantomeno un po' più presente.
Ho studiato queste dinamiche con l'università, le ho viste in azione di persona e tramite le notizie dal mondo. Le odio, col cuore.
A me una notizia del genere fa schifo nel profondo. Sono uno che quando vede una folla marciare, urlare lo stesso slogan e fomentarsi, ha i brividi. Qualunque sia il motivo dietro. Con questo non intendo che ogni causa sia uguale a un'altra, sia chiaro. Per me, i gruppi non svalutano un'idea. Ma a volte ce la mettono davvero tutta.
E io odio stare in gruppo, specie quando quel gruppo sembra essere (più o meno) d'accordo con me. Perché vedo le idee essere smussate, semplificate, portate ad un minimo comun denominatore. Vedo individui che si perdono in una massa e idee che perdono di acume e eleganza tra le urla.
Non dico che ogni evento di gruppo sia così drammatico, ma è l'effetto che fa a me.
Per questo e atri motivi, io me ne sto da solo. Considero l'atteggiamento critico del singolo utile quanto quello del gruppo: ovvero pochissimo.
Non è un atteggiamento che mi rende popolare in certi ambienti.
Ora esaminiamo il caso specifico. Corteo antifascista.
Di mio, sono d'accordo con l'ideale in questione. Fanculo i fascisti.
Non vado a questi cortei perché, come spiegato, non mi ci trovo bene e li considero di dubbia utilità. Ma capisco cosa smuove queste persone.
In questo caso, però, viene fuori qualcosa che è più profondo e schifoso di un'ideologia politica. Viene fuori un comportamento, una dinamica umana, che temo sia molto più forte e orrenda. Viene fuori il gruppo, o il branco.
E' giusto sottolineare che non è stato tutto il corteo, ma un sottogruppo, a picchiare il 20enne con problemi psichici. Altrimenti, si scade nel pressapochismo.
Ma questo sottogruppo è, appunto, un gruppo. E cos'hanno fatto, come gruppo? Hanno fatto quello che fanno i fascisti, quello che io odio e che dovrebbero odiare tutti quelli che si considerano antifascisti.
Si sono fatti forza col numero. Hanno fatto squadrismo. Hanno ignorato delle idee che, si spera, avevano su giusto e sbagliato e si sono fatti prendere dall'ebrezza della massa.
Perché, chiariamo una cosa, il gesto farebbe schifo anche se fosse stato un fascista vero e proprio. Un branco che picchia un singolo farà sempre schifo come cosa.
E' un atteggiamento pericoloso e sbagliato, che porta ai linciaggi.
Non sto dicendo menate del tipo "la violenza è sbagliata sempre". Sto dicendo che se vuoi che un fascista venga menato, lo fai tu. Non lo fa il gruppo.
Lo squadrismo è una cosa ripugnante.
Qui poi, ovviamente, il tutto è aggravato dal fatto che era un ragazzo con problemi psichici e hanno sbagliato pure obbiettivo.
Doppiamente nel torto.
Doppiamente coglioni.
Qual è il punto di questo mio discorso? Che devono essere, dobbiamo essere, noi antifascisti i primi a condannare questo gesto e gesti simili.
Che una persona mossa dall'etica condanna il gesto schifoso in quanto tale e non fa due pesi e due misure a seconda di chi perpetra il gesto.
Non c'è un solo frangente in cui un gruppo che picchia una sola persona è accettabile. E' un gesto vile, codardo e si nutre di uno degli istinti peggiori della specie: la perdita di inibizioni e morale quando si è in gruppo.
Va combattuto, questo istinto. Ne vanno condannate le conseguenze peggiori.
Non facciamo, non fate, come chi giustifica un fascista che spara a caso su degli africani dicendo "eh, ma è normale che uno perda la pazienza".
Condannate il gesto. Odiate il gesto. Condannate chi lo fa.
Perché viene da un istinto molto simile a quello che, spero, voi odiate nei fascisti.
E' un gesto brutale, irrazionale, primitivo e codardo.
E' un gesto fascista.
Quindi va odiato.
Prima di partire, chiariamo subito un paio di cose che comunque dovrebbero essere scontate se avete letto altre mie entrate sul blog:
- Io mi considero antifascista. Non credo affatto che l'antifascismo sia antiquato o inutile. Anzi, ora serve più che mai perché il fascismo cresce e cerca di nutrirsi di un paese (un mondo) che sta male e che tende ad odiare facilmente.
- Io odio i gruppi. Come concetto. Odio le dinamiche che escono fuori quando un gruppo di persone si incontra, si fomenta a vicenda, giustifica le proprie azioni col numero, si lascia andare al peggio della propria natura e ignora un senso morale che, come individui, è quantomeno un po' più presente.
Ho studiato queste dinamiche con l'università, le ho viste in azione di persona e tramite le notizie dal mondo. Le odio, col cuore.
A me una notizia del genere fa schifo nel profondo. Sono uno che quando vede una folla marciare, urlare lo stesso slogan e fomentarsi, ha i brividi. Qualunque sia il motivo dietro. Con questo non intendo che ogni causa sia uguale a un'altra, sia chiaro. Per me, i gruppi non svalutano un'idea. Ma a volte ce la mettono davvero tutta.
E io odio stare in gruppo, specie quando quel gruppo sembra essere (più o meno) d'accordo con me. Perché vedo le idee essere smussate, semplificate, portate ad un minimo comun denominatore. Vedo individui che si perdono in una massa e idee che perdono di acume e eleganza tra le urla.
Non dico che ogni evento di gruppo sia così drammatico, ma è l'effetto che fa a me.
Per questo e atri motivi, io me ne sto da solo. Considero l'atteggiamento critico del singolo utile quanto quello del gruppo: ovvero pochissimo.
Non è un atteggiamento che mi rende popolare in certi ambienti.
Ora esaminiamo il caso specifico. Corteo antifascista.
Di mio, sono d'accordo con l'ideale in questione. Fanculo i fascisti.
Non vado a questi cortei perché, come spiegato, non mi ci trovo bene e li considero di dubbia utilità. Ma capisco cosa smuove queste persone.
In questo caso, però, viene fuori qualcosa che è più profondo e schifoso di un'ideologia politica. Viene fuori un comportamento, una dinamica umana, che temo sia molto più forte e orrenda. Viene fuori il gruppo, o il branco.
E' giusto sottolineare che non è stato tutto il corteo, ma un sottogruppo, a picchiare il 20enne con problemi psichici. Altrimenti, si scade nel pressapochismo.
Ma questo sottogruppo è, appunto, un gruppo. E cos'hanno fatto, come gruppo? Hanno fatto quello che fanno i fascisti, quello che io odio e che dovrebbero odiare tutti quelli che si considerano antifascisti.
Si sono fatti forza col numero. Hanno fatto squadrismo. Hanno ignorato delle idee che, si spera, avevano su giusto e sbagliato e si sono fatti prendere dall'ebrezza della massa.
Perché, chiariamo una cosa, il gesto farebbe schifo anche se fosse stato un fascista vero e proprio. Un branco che picchia un singolo farà sempre schifo come cosa.
E' un atteggiamento pericoloso e sbagliato, che porta ai linciaggi.
Non sto dicendo menate del tipo "la violenza è sbagliata sempre". Sto dicendo che se vuoi che un fascista venga menato, lo fai tu. Non lo fa il gruppo.
Lo squadrismo è una cosa ripugnante.
Qui poi, ovviamente, il tutto è aggravato dal fatto che era un ragazzo con problemi psichici e hanno sbagliato pure obbiettivo.
Doppiamente nel torto.
Doppiamente coglioni.
Qual è il punto di questo mio discorso? Che devono essere, dobbiamo essere, noi antifascisti i primi a condannare questo gesto e gesti simili.
Che una persona mossa dall'etica condanna il gesto schifoso in quanto tale e non fa due pesi e due misure a seconda di chi perpetra il gesto.
Non c'è un solo frangente in cui un gruppo che picchia una sola persona è accettabile. E' un gesto vile, codardo e si nutre di uno degli istinti peggiori della specie: la perdita di inibizioni e morale quando si è in gruppo.
Va combattuto, questo istinto. Ne vanno condannate le conseguenze peggiori.
Non facciamo, non fate, come chi giustifica un fascista che spara a caso su degli africani dicendo "eh, ma è normale che uno perda la pazienza".
Condannate il gesto. Odiate il gesto. Condannate chi lo fa.
Perché viene da un istinto molto simile a quello che, spero, voi odiate nei fascisti.
E' un gesto brutale, irrazionale, primitivo e codardo.
E' un gesto fascista.
Quindi va odiato.
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